“La scintilla che ha dato l’impulso allo sviluppo del progetto è stato un incontro con Gravner: Josko era da tempo alla ricerca di qualcuno che fosse in grado di realizzare dei contenitori in vetro di dimensioni significative per poter dar vita a un suo piano”.
Con queste parole, Enrico Cusinato, in collaborazione con l’amico e mastro vetraio Vittorio Benvenuto, descrive la nascita del progetto che ha dato risposta ad un vecchio quesito: come mai, sebbene vi sia l’espresso desiderio di numerosi produttori, nessuno riesce a creare un vaso vinario in vetro di adeguate dimensioni e funzionalità?
Da un’idea, dunque – d’altronde, il principio da cui si generano sempre le grandi innovazioni –, prende vita EnoKube, la prima grande “botte” in vetro che dona e garantisce al vino una marcia in più in termini di maturazione e affinamento.
Laddove, per i Greci e i Romani, i recipienti ideali per il mantenimento del vino erano delle anfore in terracotta ben sigillate, nel periodo medievale la tecnica regredì notevolmente, prevedendo la conservazione all’interno di botti in legno.
Per quanto concerne il vetro, già gli Egizi, intorno al 1500 avanti Cristo, realizzarono la prima bottiglia, tuttavia, per uso cosmetico.
All’introduzione, da parte degli artigiani siriani, della tecnica della soffiatura intorno al I secolo avanti Cristo, fece seguito, fra i secoli X e XVI, il monopolio e l’innovazione dei veneziani, che furono i primi a concepire la consumazione del vino in vetro, sebbene in misura limitata e per occasioni particolarmente esclusive.
In tal senso, senza sbilanciarci troppo, potremmo realmente inquadrare Enokube come “innovazione veneziana 2.0”, intendendolo, dunque, come spartiacque storico per la futura conservazione del vino di una certa qualità.
Enokube
Oslavia – quartiere storico di Gorizia –, cullata e ingentilita dai vigneti e i panorami del Collio, è l’ambiente e la cornice in cui EnoKube prende vita, e dove, soprattutto, il progetto ha visto una delle sue prime applicazioni pratiche.
È Josko Gravner, infatti, caposaldo della realtà vinicola italiana e “patrono” degli orange wine, che ha fortemente voluto, già a partire dalla primavera 2024, l’installazione delle “botti” in vetro nella sua cantina di Oslavia.
Gravner, assieme a suo nipote Gregor – a pieno titolo suo braccio destro in cantina –, ha strettamente collaborato e contribuito, passo dopo passo, a sviluppare EnoKube, completa e funzionale, sin dal primo esemplare prodotto.
I nuovi e innovativi recipienti, inoltre, affiancheranno quelli che, notoriamente, hanno reso celebre la vinificazione di Gravner: le anfore in terracotta interrate, i Quevri.
Potremmo riassumerlo in alcuni concetti: robustezza, funzionalità, “personalizzabilità”, e, why not, estetica.
Tutto ciò consente, anche grazie a innovazione, studio e competenza, di poter valorizzare, finalmente in contenitori di grandi dimensioni, le indubbie proprietà del vetro, che consentono ad un vino di “nascere e/o crescere” senza interferenze esterne, garantendo maggiore integrità, purezza e sincerità, nonché, in ultima analisi, una forma di espressività unica.
Non una bottiglia in vetro infatti, che, come è ben noto, costituisce l’ultimo step del processo di vinificazione e affinamento, ma, al contrario, una “botte” in vetro; una novità assoluta, quindi, che ripensa l’anima e l’elevazione del vino da un altro punto di vista: la maturazione – e, pertanto, non solo l’affinamento –, avviene direttamente in vetro.
Ma c’è di più: si può anche far nascere il vino in vetro. Le EnoKube sono attrezzabili anche per fare fermentazioni, soluzione che stanno percorrendo alcuni produttori già all’opera con le EnoKube appositamente realizzate.
E l’innovazione, si sa, per scansare quanto più possibile impasse e problematiche d’ogni genere, deve andare a braccetto con studio e competenza in materia; un connubio perfetto, una combo vincente, che, nel caso di EnoKube, unisce all’idea e alla dedizione di Cusinato l’esperienza e il sapere di Benvenuto, vero e proprio artigiano del vetro.
Con il via e la realizzazione del progetto, la botte in vetro costituisce, ad oggi, nel panorama vinicolo italiano, un fiore all’occhiello delle produzioni che si contraddistinguono in termini di qualità e ampie vedute; quelle realtà, insomma, affermate o emergenti che siano, che non temono di affiancare la sperimentazione al processo classico di conservazione – legno, acciaio, cemento, anfore… –.
Le dimensioni e la facile movimentazione del recipiente aggiungono, inoltre, un quid in più.
E, per chi ha problemi di spazio in cantina, è addirittura possibile realizzarne una versione impilabile.
Le prime realizzate hanno la capienza di dieci Hl, ma completeranno progressivamente la gamma nuove dimensioni.
Grazie all’interesse generato dal progetto, nuove EnoKube sono state già consegnate in alcune delle principali zone d’elezione del vino in Italia, come Veneto, Toscana, Piemonte e Trentino.
Prossimamente, altre andranno in alcune cantine della Campania, Trentino Alto-Adige, e, nuovamente, Friuli-Venezia Giulia e Toscana.
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