Local food around the world, il motto di una delle autorità del cibo più conosciute all’estero, ha da poco stilato la lista dei 100 migliori dessert italiani. I risultati incontrano pienamente, o meno, le aspettative di molti: fra i vari concorrenti della corsa troviamo tante tra le cose più buone del mondo, come cannoli, salame di cioccolato, il Monte Bianco o la pastiera. Nulla di sorprendente, fin qui, se non che fra le prime posizioni c’è un dolce prettamente sardo che viene conosciuto sotto mentite spoglie, o meglio, sotto un altro nome. A livello di ingredienti, si posiziona come uno di quei dolci semplici che fa della materia prima il proprio cavallo di battaglia: è d’uso comune associare le mandorle con i dolci di alta classe. Questo, però, non lo è.
Conoscete il dolce degli innamorati? È molto conosciuto a Ozieri, un piccolo comune di nemmeno 10 mila anime, in provincia di Sassari. I Gueffus, o Guelfos, sono più conosciuti come Sospiri, perché l’amore fa sospirare. Stiamo parlando di un dolce poco conosciuto fuori dalla sua terra natìa, ma che ha un forte orgoglio: è comunque un PAT, un Prodotto Agroalimentare Tradizionale della regione Sardegna.
Paese che vai, sospiro che trovi: apparte il modo di riferirsi a questo dolcetto particolare, cambia molto il suo cuore decisamente non di panna: in alcune aree li si trovano con dentro marmellate varie, spesso di albicocche, in modo da aggiungere un altro pezzo di complessità. Come le migliori cose sarde, fra cui la carta musica o il porceddu, si facevano in casa per le ricorrenze di una certa importanza, come quando nasce un amore (un fidanzamento) o un matrimonio, o la nascita di un bambino.
Di norma dovremmo pensare alla dominazione Spagnola per ricordarci del Guelfus, cioè quando lo zucchero divenne di uso comune. Volendo potremmo pensare a qualche similarità nel nome riguardo i suspiros, ma quelle sono meringhe, che con le palline di mandorle non centrano nulla. Altri pensano a huevos, ossia uova in spagnolo, ma anche lì, nada.
Ennesima ipotesi lega i sospiri ai tagli di forbice che si fanno nella carta colorata (carta velina, ndr) che incarta i dolcetti, facendo delle frangette esterne che fanno ricordare le torri dei castelli ghibellini. Ultima ipotesi implica il collegamento col Conte Guelfo della Gherardesca, che dopo essersi sposato nel 1200 se ne andò da Pisa per andare a Villa di Chiesa.
Mandorlo di Arrubia, tipico sardo
Eppure, il quarto dolce preferito da TasteAtlas (in top 100) sembra una caramella, ma è tutt’altro. Il loro ingrediente principale sono le mandorle tritate, seguite da zucchero e limone: si preparano a mano per poi amalgamare e cuocerle in una impastatrice. Fatto raffreddare l’impasto, si fanno delle pallette che vanno zuccherate e incaramellate in carta colorata. La particolarità di tutto ciò? L’ingrediente principale: servono le mandorle sarde, che vengono dal mandorlo sardo, con un sapore particolare.
Crediti foto: biodiversitasardegna.it. Tutti i diritti riservati.
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